Estraneo a bordo (Stowaway) è un film del 2021 diretto da Joe Penna.
La missione MTS-42 della compagnia Hyperion è composta da un equipaggio di tre membri: la comandante Marina Barnett, la ricercatrice medica Zoe Levenson ed il biologo David Kim, il quale svolge un importante esperimento con delle alghe. La missione prevede il trasferimento verso Marte, un periodo di permanenza sul pianeta rosso e poi il ritorno, per un totale di due anni di viaggio. Una volta in orbita, la navicella attracca ad una stazione orbitante; si accoppia anche il secondo stadio del razzo utilizzato per lasciare l'orbita terrestre. Un rilascio controllato di idrazina pone in rotazione il sistema e subito dopo si allunga un tether (dei cavi dotati di pannelli fotovoltaici dispiegabili) che allontanano modulo abitativo e secondo stadio (il contrappeso), con la zona di produzione dell'energia nel centro di massa. La rotazione del sistema crea accelerazione centrifuga, cosicché sul modulo abitativo si risenta della gravità artificiale.
Poco dopo la partenza, con il sistema rotante immesso in un'orbita che gli permetta di raggiungere Marte, la comandante scopre in un'intercapedine sul soffitto un clandestino a bordo; per attutirne la caduta si frattura un braccio.L'uomo, rimasto privo di conoscenza, è ferito all'addome e la dottoressa lo medica. La comandante si accorge che il clandestino era alloggiato in corrispondenza del CDRA, il dispositivo per la sottrazione di anidride carbonica dall'aria dell'astronave, il quale ormai è rotto irreparabilmente. L'uomo, un ingegnere del supporto al lancio, si risveglia poco dopo e si rende conto di trovarsi nello spazio: un incidente occorsogli gli ha fatto perdere i sensi e adesso non può tornare indietro. Nonostante i membri dell'equipaggio lo tranquillizzino e lo rendano partecipe delle attività a bordo, la MTS è attrezzata per un massimo di tre persone: la sua presenza mette in pericolo tutti gli abitanti sulla navicella. Inoltre, il CDRA è fuori uso e l'ossigeno basterà soltanto per due di loro.
A quel punto, dato che i filtri all'idrossido di litio non sono sufficienti per la loro sopravvivenza fino all'arrivo sulla colonia marziana, la comandante Barnett chiede al biologo Kim di sacrificare la sua ricerca ed utilizzare le alghe per creare ossigeno. Tuttavia queste non bastano e dal controllo missione vengono vagliate tutte le ipotesi, inutilmente. Senza che Michael possa sentire e chiedendo che mantengano con lui il riserbo, la Barnett informa i ricercatori che l'unica soluzione possibile è quella di rimanere in tre, ovvero uccidere il clandestino.Zoe non è d'accordo ed ottiene dieci giorni per tentare altre strade, ma se dopo tre settimane saranno ancora in quattro, moriranno tutti per asfissia.
Dopo soli tre giorni, però, il biologo informa Michael della decisione presa e gli lascia una siringa per un'iniezione letale. Mentre l'uomo si logora senza riuscire a compiere il gesto estremo, la dottoressa lo raggiunge, lo convince a non suicidarsi ed anzi gli propone un'alternativa: intraprendere una EVA scalando i 400 metri di cavo fino al secondo stadio, dove potrebbe essere rimasto dell'ossigeno liquido, usato come propellente. Ma l'ingegnere non è addestrato ad una simile impresa, dunque viene chiesto a David. Sorprendentemente accetta, visto che le alghe sono morte e l'ossigeno non basterebbe per più di due membri dell'equipaggio.
Zoe ed il biologo, entrambi con una bombola da riempire, partono verso il contrappeso, scalano il tether fino al centro di massa (dove sperimentano l'assenza di gravità), quindi scendono verso il secondo stadio. Il medico riesce a riempire la prima bombola, ma quando è la volta della seconda giunge un allarme dal modulo abitativo: una tempesta solare sta per investirli. I due tornano rapidamente sulla MTS, ma nel farlo Zoe perde la bombola con l'ossigeno nello spazio.
Mentre l'espulsione di massa coronale imperversa, nel pod schermato i quattro si disperano. In quella situazione c'è un'unica possibilità: uno di loro, con una missione suicida, dovrebbe recuperare l'altra bombola ancora attaccata al secondo stadio e portarla sulla navicella, cosicché i tre rimasti si possano salvare. Decide così di immolarsi la ricercatrice, la quale riporta sulla MTS la bombola di ossigeno ricaricata. Conscia che le radiazioni ionizzanti la stanno uccidendo, si siede all'esterno del modulo, contemplando la vastità dell'universo ed un puntino rosso in lontananza: Marte.