Navalny, film diretto da Daniel Roher, è un documentario inchiesta che approfondisce e indaga su quanto accaduto nell'agosto del 2020, quando Alexei Navalny, politico russo di origini ucraine - noto come uno dei maggiori oppositori e critici di Vladimir Putin - ha mostrato improvvisamente segni di malattia, perdendo anche conoscenza, su un volo partito da Mosca e diretto a Tomsk. A causa del malore, l'aereo ha fatto un atterraggio di emergenza nella cittadina di Omsk, dove Navalny è stato ricoverato e gli è stato indotto il coma. Su richiesta della famiglia del politico e del su stesso partito, Russia del Futuro, l'uomo è stato trasportato in aereo fino a Berlino, dove è stato ricoverato in una clinica, nella quale i medici hanno rintracciato nel suo corpo tracce di Novichok, avvalorando così la tesi secondo cui Navalny sia stato avvelenato.
Il docufilm ricostruisce gli eventi che hanno portato a scoprire la verità, ma non è finita qui per Navalny; infatti, dopo essere uscito dal coma il 7 settembre 2020, il politico ha deciso di fare ritorno in Russia il 17 gennaio del 2021, giorno in cui è stato arrestato non appena ha messo piede in patria con l'accusa di appropriazione indebita. L'arresto di Navalny ha scatenato proteste di massa in tutto il paese e lui stesso ha iniziato uno sciopero della fame, che gli ha permesso di uscire temporaneamente dal carcere per essere curato e farvi ritorno subito dopo. Successivamente riceve una nuova condanna che lo porterà a scontare nove anni di pena, ma non è detto che il governo russo non proroghi la sua detenzione.
Navalny, sopravvissuto a un avvelenamento e incarcerato, è l'emblema dell'opposizione al regime di Putin, tanto da valergli la consegna del Premio Sacharov da parte del Parlamento europeo. Questa è la storia di un uomo che per opporsi alla corruzione ha rischiato la vita e ha sacrificato la sua libertà.