Negli ultimi vent'anni, infatti, la distruzione delle foreste amazzoniche si è concentrata nei territori in cui sono presenti le miniere, e l'aumento costante del prezzo dell'oro ha gettato benzina sul fuoco dello sfruttamento minerario legale e illegale. Come Ainbo cerca di far capire, sotto la forma metaforica della "malattia" che colpisce larga parte della popolazione indigena, la distruzione della foresta pluviale non è l'unica tragedia in atto: l'attività estrattiva minaccia direttamente le comunità che abitano la foresta, domandandone la terra o occupandola con la forza, e contribuendo all'inquinamento dei fiumi che garantiscono la sopravvivenza delle popolazioni locali.
Il film è una coproduzione transoceanica, tra Perù e Olanda, che associa alla conoscenza di Joze Zelata della realtà in oggetto, quella più tecnica, nell'ambito dell'animazione, del tedesco Richard Claus, già forte dell'esperienza di "Vampiretto". Ma a convivere nel progetto non sono solo le culture diverse degli autori. A livello tematico, infatti, denuncia e speranza occupano lo stesso spazio: la prima ha forma di serpente di fumo, gli occhi rossi e la pratica di spacciarsi per un soccorritore finché non matura il tempo di imporsi con la forza, mentre la seconda è connaturata al personaggio di Ainbo, ragazzina di comprovata resilienza, pronta a fare la sua parte per salvare il villaggio, lasciandosi guidare da quelle credenze che hanno a lungo portato pace e longevità al suo popolo e oggi sembrano svanite nel nulla anche nel loro luogo di nascita.
Tra la buffa golosità del bradipo gigante (che nella versione italiana ha la voce di Elio) e la bellezza dei costumi, dei tatuaggi e delle decorazioni delle giovani protagoniste, la narrazione procede lineare, e per la verità anche troppo facilmente, verso un finale consolatorio, in cui l'uomo bianco viene liberato dal demone che lo usava e, di fatto, graziato.
Suppliscono alla scarsa originalità della trama, la meraviglia della foresta pluviale, dei suoi riti, delle sue costruzioni, dei suoi angoli vertiginosi, e la scelta di trattare le due tredicenni Ainbo e Zumi come due giovani donne, in grado di assumere con consapevolezza il governo futuro della tribù.