In un carcere ottocentesco in via di dismissione, situato in una impervia vallata, il personale di polizia penitenziaria festeggia la chiusura, ma al mattino successivo arriva una inaspettata notizia: il trasferimento degli ultimi dodici detenuti rimasti deve essere rinviato a data da destinarsi a causa di un disguido burocratico. Gran parte dell'enorme costruzione è in rovina, le cucine e tutti gli altri servizi sono stati dismessi, la direttrice viene inviata ad un'altra destinazione e i pochi agenti rimasti devono cercare di gestire l'imprevista situazione: i detenuti vengono riuniti in poche celle nel corpo centrale della struttura, rimanendo sotto il loro stretto controllo. La condivisione di uno stesso destino che accomuna carcerati e carcerieri per un periodo di tempo indefinito fa saltare alcune barriere e manda all'aria le regole del gioco, creando una palpabile tensione fra i personaggi. Gaetano Gargiulo, l'agente che per anzianità ha dovuto assumere la direzione del carcere, si ritrova sfidato da un pericoloso camorrista, Carmine Lagioia, che approfitta del proprio carisma per aizzare una rivolta che ha come pretesto la chiusura delle cucine e la conseguente distribuzione di cibi precotti. Quando Lagioia propone di riaprire le cucine e di preparare egli stesso i pasti per i detenuti, ma anche per gli agenti, Gargiulo è costretto ad accettare. Mantenere il rigore si fa ancora più difficile nel momento in cui Fantaccini, il più giovane dei detenuti, rischia il suicidio dopo aver saputo che l'anziana vittima di una sua maldestra rapina sta per morire. Proprio Lagioia riesce a sventare il tentativo del giovane e a diventare il suo confidente, ma l'atteggiamento legalitario di Gargiulo che, pur di mantenere le distanze, afferma di non avere nulla in comune con il camorrista, viene demolito con un'altra spallata quando, per un guasto alla centrale elettrica, una sera salta l'illuminazione nell'intero carcere e sarà giocoforza far cenare alla stessa tavolata secondini e detenuti con la luce delle poche lampade rimaste a disposizione. Il giorno dopo, un'altra emergenza avvicina ancora di più i due rivali: le provviste sono quasi finite e tocca a loro stessi improvvisare una minestra raccogliendo nel cortile del carcere delle erbe spontanee. Detenuto e guardia si ritrovano a parlare del proprio passato e dell'infanzia trascorsa a Napoli nello stesso quartiere e il film si chiude con la loro immagine nell'atto di tornare nelle cucine, lasciando intendere che la provvisorietà della situazione sarà probabilmente destinata a durare ancora a lungo.